Derby Roma-Lazio, Vucinic: «Che festa quei due gol alla Lazio, sono tornato a casa brillo»

L'intervista nello speciale Leggo distribuito allo stadio Olimpico prima della partita

Derby Roma-Lazio, Vucinic: «Che festa quei due gol alla Lazio, sono tornato a casa brillo»

di Francesco Balzani

Quattro reti nella storia dei derby non è roba per tutti. Ma quando Mirko Vucinic vedeva Lazio spesso era per fare male. Il montenegrino (che ne segnerà altri 4 ai biancocelesti con le maglie di Lecce e Juve) è ricordato soprattutto per la doppietta in un derby del 2010 che poteva valere lo scudetto per la Roma, poi sfumato sul più bello col ko improvviso in casa con la Sampdoria. Sessantaquattro reti quelle di Vucinic con la maglia giallorossa in 202 partite, tante le notti magiche di Champions in cui l'attaccante ha lasciato il timbro. Poi il passaggio alla Juve, l'esperienza in Arabia dove è diventato anche un campione di golf. Oggi Mirko sogna di fare l'allenatore, proprio come il suo amico De Rossi.


Vucinic, le dico una data: 18 aprile 2010.
«E chi se la dimentica, sono tornato a casa poco sobrio diciamo. In quell'annata mi girava tutto bene. Contro la Lazio stavamo perdendo, non sembravamo noi. Poi Ranieri ha tolto Totti e De Rossi al primo tempo. Una mossa matta, ma alla fine ha avuto ragione. Julio Sergio ha parato il rigore, io ho avuto due calci piazzati e li ho sfruttati bene. Dopo la vittoria abbiamo festeggiato parecchio».


Vi sentivate lo scudetto addosso?
«No, quello no. Ma quello scudetto è una ferita ancora aperta che fa male. Contro la Sampdoria non so cosa sia successo, hanno fatto due tiri e due gol. In quegli anni abbiamo sfiorato due volte il tricolore contro l'Inter più forte mai vista».


Che cosa era il derby per lei?
«Era il miglior modo per ripagare l'amore dei tifosi. Loro ci tenevano molto, e diciamo che ci siamo tolti spesso soddisfazioni.

Ai miei tempi però la sfida con l'Inter era quella che ti dava più emozioni, Champions esclusa».


Il gol più importante quindi non è quello contro la Lazio?
«No. Dico a Lecce la doppietta a Cosenza per salire in A. Nella Roma quello a Catania all'ultima giornata, dove per qualche minuto eravamo campioni per pochi minuti prima del gol di Ibra. E poi il gol scudetto alla Juve».


Lei ha giocato al fianco di Totti e Del Piero, mica male.
«Due fenomeni, due bellissime persone. Mi perdoni Alex però prima c'è Francesco. Un fenomeno in campo e una persona semplice e tranquilla fuori che ti veniva sempre in aiuto. Trovava delle soluzioni dove nessuno pensava di cercarle. E poi quando doveva alzare la voce tutti lo ascoltavano»


E poi c'era De Rossi, che oggi guida proprio la Roma nel suo primo derby da allenatore.
«Quando ha smesso gli ho detto: non ti vedo lontano dalla Roma. E infatti è tornato. Sta facendo benissimo, ma non avevo dubbi. Gli auguro davvero di vincere questo derby e andare in Champions, so quanto ci teneva da giocatore. Figuriamoci ora».


Anche Vucinic oggi studia per diventare primo allenatore giusto?
«Faccio parte dello staff tecnico del Montenegro, a maggio farà l'esame per prendere la licenza pro e il mio obiettivo è allenare una squadra. Mi piacerebbe allenare il Lecce, il club che amo di più. In Salento mi hanno tolto dalla strada e fatto diventare un campione. Sarà sempre casa mia».
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Ultimo aggiornamento: Sabato 6 Aprile 2024, 09:10

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