Julie Tronet suicida a Lecce dopo lo stupro. L'ospedale: «Piangeva, era spaventata». La mamma: ora sei una stella in cielo

Giovedì 26 Ottobre 2023, 14:02 - Ultimo aggiornamento: 16:01

Ragazza semplice

Una ragazza semplice, timida, riservatissima. Il 27 settembre la prima foto in Puglia, sui gradini di una casa dall'architettura tipica in pietra. Il benvenuto in una terra in cui ha anche smesso di voler andare avanti, per un dolore forte a tal punto da non consentirle di chiedere aiuto fino in fondo. I poliziotti della Mobile stanno raccogliendo tutti gli elementi: dagli amici di sempre, dagli affetti più cari. Dalle ragazze che aveva conosciuto a Lecce. Gli studenti stranieri solitamente frequentano la facoltà e inizialmente tendono a dividersi in gruppi a seconda delle nazionalità. Julie non parlava italiano, ma solo inglese e francese. La lingua è il primo ostacolo per la socializzazione. Ma gli eventi organizzati per garantire l'inclusione, per far sì che l'esperienza abbia un vero valore di scambio culturale, sono tanti. E la zona in cui alloggiava, a San Pio, è strapiena di locali. L'appartamento fa parte dello stesso stabile in cui si trova un famosissimo pub sempre strapieno. A due passi da via Pappacoda, dove si è consumata la tragedia, ci sono ristorantini, take away, sushi, il mondo di pub e di locali dove riunirsi. Dopo il ritrovamento del corpo, dal passaporto gli investigatori hanno individuato i famigliari. I genitori giungeranno in Puglia non appena la salma non sarà più a disposizione della magistratura per i dovuti accertamenti.

Sui social sono moltissimi i post di vicinanza. «Sei andata a unirti alla luce delle stelle ma rimarrai per sempre nei nostri cuori... Riposa in pace Julie», scrive una donna. E poi ancora cuori, fiori, abbracci per la madre e per il padre, figure importanti nella vita della 21enne a cui ha voluto indirizzare l'ultimo messaggio contenuto nella lettera sequestrata dai poliziotti. «Penso che sia arrivato il momento di fermarmi qui, non ne posso più, mi dispiace mamma e papà. Mi manca il mio Pierre che amo, mi dispiace per tutti coloro che ho incontrato. Mi dispiace per Julie, e soprattutto Leo. Vi amo, non è colpa di nessuno, perché mi avete tanto amata, ma non ci riesco più, non riesco ad accettare ciò che mi è successo, è troppo difficile per me rimanere sola. Vi amo, soprattutto Pierre. Sono triste».

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IL SILENZIO

Parole confuse, che non hanno rivelato - come del resto spesso accade in situazioni simili - una precisa motivazione rispetto al gesto compiuto. Da parte dei suoi cari nessuna reazione di rabbia, ma un silenzio affranto. E la comprensibile ricerca della verità che non può che essere affidata alle autorità italiane. Le indagini sono state avviate immediatamente e vanno avanti senza tralasciare nulla. Nel pomeriggio di martedì la Scientifica è tornata nell'appartamento occupato da Julie per prelevare campioni di ogni genere. Oggi sarà eseguita l'autopsia. Non si può in alcun modo trascurare quanto è contenuto nel referto medico che è stato prodotto il 19 ottobre all'ospedale "Vito Fazzi" di Lecce, quando la giovane studentessa ha spiegato, nella stanza rosa dedicata alle vittime di violenza, di aver subito un rapporto sessuale privo del suo consenso. Subito dopo è andata via, rifiutando ulteriori accertamenti sanitari e la formalizzazione di una denuncia. Una scelta che, trattandosi di una ragazza maggiorenne, nessuno mai le avrebbe potuto impedire. Sebbene, facile dirlo col senno del poi, l'aiuto che avrebbe senz'altro ricevuto le avrebbe forse salvato la vita.

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