«Hillary o Trump? Vince il sistema»

Ilaria Ravarino
TAORMINA - Ha votato due volte Obama ma oggi Oliver Stone è deluso. Deluso dai democratici e, più in generale, dalla politica: «Non credo che nessuno dei candidati alle presidenziali americane possa davvero fare la differenza in politica estera - ha detto ieri il regista di Assassini nati, ospite del Taormina Film Festival - perché il sistema è forte e non si cambia facilmente. Conosciamo le ipocrisie che si nascondono dietro agli embarghi e sappiamo che le posizioni di Clinton sono ancora più dure di quelle di Obama».
Stone, che a dicembre porterà in sala negli Stati Uniti il suo ultimo film, Snowden («Non un documentario ma un film di finzione basato su fatti reali»), era a Taormina in veste di produttore di Ukraine on Fire, documentario di Igor Lopatonok sulle rivolte in Ucraina del 2014: «L'anno scorso un altro film sull'Ucraina, Winter on Fire, è arrivato a un passo dal vincere l'Oscar - ha spiegato il regista - Quando l'ho visto sono rimasto scioccato, ma in senso negativo. Era un film che raccontava la protesta senza dargli nessun contesto, come se il popolo ucraino avesse voluto ribellarsi spontaneamente. Per questo credo che il nostro film meriti di essere visto, perché offre una diversa lettura della storia. Ma dubito che le tv americane lo mostreranno». La tesi del film, declinato in chiave decisamente filo-russa, individua nell'azione occulta degli Usa la molla che avrebbe fatto scattare la sanguinosa protesta, cavalcata dalla destra nazionalista del paese: «È frustrante vedere come gli Usa continuino a spingere per i cambi di regime in altri paesi: la stampa gli ha dato un nome, soft power, ma poi non fa niente per raccontarlo. Eppure, se all'improvviso un'organizzazione non governativa messicana cominciasse a sostenere economicamente i movimenti di protesta negli Stati Uniti, quell'organizzazione verrebbe chiusa subito. Occupy Wall Street, da sola, non è andata molto lontano». Stone, che appare nel film di Lopatonok come intervistatore, ha raccontato a Taormina anche il suo incontro con il presidente russo Vladimir Putin: «Mi è sembrato un uomo calmo, non emotivo, molto razionale, che prende il suo lavoro sul serio e fa i compiti a casa. Non ha provato a fare l'amico con me, la conversazione è stata profonda, complessa e articolata».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Giugno 2016, 05:00