Uomini e donne, i lavoratori tutti d'accordo: «Meglio un capo uomo». Ma solo pochi lo dicono apertamente

Uomini e donne, i lavoratori tutti d'accordo: «Meglio un capo uomo». Ma solo pochi lo dicono apertamente
I lavoratori dipendenti, sia uomini che donne, sono concordi nel preferire un uomo come capo e hanno anche un certo pregiudizio nei confronti delle donne che ricoprono mansioni di vertice nelle aziende. Lo dimostrerebbe uno studio condotto da alcuni ricercatori tedeschi dell'università Heinrich Heine di Düsseldorf, che hanno intervistato diversi lavoratori dipendenti, per metà uomini e per metà donne, con risultati decisamente soprendenti.

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Sappiamo benissimo come, anche nei paesi più avanzati, civili e democratici dell'Occidente, per le donne fare carriera e avere uno stipendio pari a quello dei colleghi uomini è quasi sempre una vera e propria utopia. In tutti gli ambiti lavorativi e a tutti i livelli. Un vero e proprio problema culturale che sembra affliggere tutto il mondo, senza escludere l'Italia. Solo poche settimane fa, ad esempio, il rettore della Normale di Pisa, Vincenzo Barone, aveva ammesso che promuovere le donne è pressoché impossibile, dal momento che non mancano voci false pronte ad essere diffuse per screditare le dipendenti più meritevoli, discriminate, di base, solo per il sesso.

Il problema di base resta culturale: tutte le civiltà, anche quelle che consideriamo più progredite, risentono ancora oggi di una cultura contraddistinta dal maschilismo e dal patriarcato che durano da secoli. Non c'è, quindi, poi da stupirsi troppo a leggere i risultati dello studio che i ricercatori tedeschi hanno pubblicato, pochi giorni fa, sulla rivista Sex Roles. Ciò che stupisce, forse, è quella sorta di ipocrisia a comando che coinvolge, per loro stessa ammissione, i lavoratori. 

Ovviamente, i 1529 lavoratori intervistati non hanno ammesso esplicitamente di avere pregiudizi nei confronti delle donne che rivestono ruoli di comando né di negarlo come espressione 'di facciata'. I ricercatori hanno somministrato infatti due tipi di questionario, uno convenzionale e uno, noto come Crosswise Model, costituito da domande indirette che garantiscono un totale anonimato. I risultati sono chiarissimi. Di fronte alle domande dirette, solo il 23% ammette di avere pregiudizi nei confronti di una donna che riveste ruoli di vertice, ma in quelle indirette si schizza fino al 37%.

Analizzando poi il questionario anonimo, si nota anche che, tra tutti i lavoratori intervistati, il 45% degli uomini ammette di considerare le donne inadeguate e non qualificate per rivestire ruoli di potere, ma dello stesso avviso è anche il 28% delle donne. Inoltre, è proprio tra le donne che si vede l'incoerenza di fondo tra le varie risposte: nel questionario non anonimo, solo il 10% delle intervistate ammetteva di avere pregiudizi nei confronti di un capo donna, ma quando avevano l'anonimato garantito arrivavano appunto al 28%. Tra gli uomini, questa differenza è meno marcata (36% contro il 45%). Dati, questi, pubblicati anche su EurekAlert.

«Una possibile spiegazione di questo è che le donne, almeno per come si mostrano al mondo esterno, tendono a solidarizzare tra loro, anche quando non sono totalmente convinte», ha spiegato Adrian Hoffmann, uno dei ricercatori. Il collega Jochen Musch, invece, ha commentato così: «Che gli uomini potessero avere dei pregiudizi nei confronti delle donne sul lavoro, era qualcosa di prevedibile. Ci stupisce però che anche le stesse donne preferiscono un capo uomo rispetto a una donna, questo non è un bel segnale, potrebbe essere la dimostrazione che le discriminazioni di genere, nel mondo del lavoro, saranno la triste realtà anche in un futuro non troppo prossimo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Novembre 2018, 15:53
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