Possiamo fidarci dell'app sul nostro smartphone, che con molta probabilità, usiamo più di ogni altra applicazione? Stiamo parlando di WhatsApp e la risposta - secondo Elon Musk - è no. A sollevare il dilemma è un certo Foad Dabiri, ingegnere di Twitter, che nel suo curriculum vanta anche un passato in Google. E' stato lui, infatti, a scrivere sul suo account Twitter: «Microfono acceso mentre stavo dormendo».
Microfono acceso
Nel tweet l'ingegnere mostra uno screenshot in cui ci sono vari orari della notte in cui Whatsapp avrebbe attivato il microfono, senza che lui avesse anche solo toccato il telefono, visto che stava dormendo. «Cosa sta succedendo?», ha scritto infine sulla piattaforma comprata da Elon Musk, che non manca di commentare: That's weird (è strano), e di rilanciare la polemica contro gli avversari, scrivendo: «Di Whatsapp non ci si può fidare». Tanto è bastato per scatenare l'allarme social.
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Risposta di Whatsapp
Ovviamente il caso ha allarmato non pochi utenti, così la società di proprietà di Mark Zuckerberg ha risposto con prontezza. «Ci siamo messi in contatto con Dabiri. Riteniamo che alla base ci sia un bug di Android relativo alla dashboard della privacy. Abbiamo quindi chiesto a Google di verificare e provare a risolvere il problema», riferendosi allo smartphone dell'ingegnere, Pixel 7 Pro.
Rassicurazioni
Whatsapp prosegue, considerando che non c'è «l’intenzione di spiare nessuno, perché gli utenti hanno avuto sempre pieno controllo sul proprio telefono. Di conseguenza l’utilizzo consensuale del microfono si limita alle chiamate e ai messaggi vocali».
Sembra però che il malfunzionamento del dashboard di Google fosse già noto, come aveva rimarcato un mese fa, il portale Wabetainfo, anche se il bug riaccende vecchi sospetti e dubbi sulla reale tutela della privacy degli utenti, soprattutto da parte di chi, come lo stesso Elon Musk, avrebbe tutto l'interesse nel ledere la reputazione di un'azienda rivale, visto che il numero 1 di Twitter vorrebbe ampliare il social con chiamate audio e videochiamate.
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