È vero che Niki ha ringraziato Merzario di quel gesto incredibile e coraggioso solo 30 anni dopo?
«E' vero, perché lui era uno stronzo. Mio amico in privato, mio nemico e avversario in gara, ma uno stronzo. Sempre. Ma lo amavo perché vedevo in lui il campione vero, un campione dentro».
Lauda nel mito come Senna e Schumacher?
«No, di più, come Ascari e Nuvolari. Un campione d'altri tempi, dentro e fuori dai circuiti. Sapeva stare dentro le gare, era personaggio senza fare nulla per esserlo davvero. Era sempre se stesso».
Perché Lauda è stato così speciale nel mondo della Formula 1?
«Ha fatto qualcosa di unico. Non aveva solo talento, non era solo campione. Lo ero anche io. Ma lui per primo iniziò a ragionare in F1, fece capire a tutti che si poteva vincere non solo correndo veloce, ma anche ragionando, pianificando. E' stato il primo ragioniere-pilota. Un computer. Poi è diventato un professore».
Non solo come pilota, anche come manager.
«Chiedete alla Mercedes quanto ha contato Lauda in questi anni. E quanto c'è di lui nei Mondiali vinti. Tanto. Tantissimo».
Scuse a parte, Merzario e Lauda erano diventati più amici col passare degli anni.
«L'ho sentito spesso dopo l'operazione ai polmoni. Sapevo che era debole e a rischio. E' nato campione, è stato campione, è morto da campione. Ciao amico mio stronzo. Questa volta mi fai piangere davvero. Vai vai, dovunque andrai. I campioni come te, come noi, in fondo non muoiono mai». Leggi l'articolo completo su
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