Partiamo dal titolo. La parola “Diapason” è da addetti ai lavori. Cosa significa?
«È la purezza. Il “diapason” serve per accordare strumenti e orchestre: quel famoso “La” da cui parte tutto, la sorgente del suono che fa vibrare insieme i corpi sonori. Frequency of Love stessa è nata in sogno».
È stato tra i primi ad aprirsi all’elettronica. È stato difficile?
«Un po’. Mi ricordo il primo disco: nei negozi non sapevano se metterlo tra il jazz, l’elettronica o la classica (ride, ndr)».
Era d’accordo?
«La mia musica è un distillato, aperta a tutto, non una fusione. È una porta, che raccoglie senza limiti di età e di classe sociale; e le vibrazioni, autostrade energetiche che ci permettono di comunicare».
Suona in tutto il mondo: come vede la musica?
«Con un’eredità immensa, ma con la paura di osare. La usiamo come salvagente, invece che da subacquei che vanno in fondo a raccogliere le cose preziose. Non a caso il mio primo disco fu prodotto in Germania e il produttore era l’inventore della musica cosmica».
E per lei, lo strumento privilegiato è il pianoforte. Come lo ha capito?
«Ci ha pensato mia madre quando avevo 4 anni: una tragedia (ride, ndr). Guardavo gli amici fuori dalla finestra giocare a pallore, mentre ero costretto in casa a suonare. A 11 anni sono passato alla chitarra. E oggi, stare davanti al pianoforte, per me è come essere davanti a uno specchio, a occhi chiusi».
Ha già lavorato con T-Pain. Ma se un rapper italiano le chiedesse un pezzo?
«Risponderei “vediamo”. Non sono gerarchico, faccio musica popolare e di evoluzione, sono aperto a tutto».
Qui ci sono anche pezzi cantati.
«Sì. In Innocence su testo di Blake, A Gift, da Gandhi, e The Morning is Born Tonight, per Martin Luther King, con la voce di Jacopo Facchini, controtenore dal registro vocale maschile e femminile».
Il tour cosa promette?
«Ensemble di archi ed elettronica. I video per la regia di Eleonora Capitani e le luci con il light designer berlinese Fabian Arat che seguono i suoni armonici, quelli che chiamo biologici perché naturali, nello spazio. Ci sarà un microfono per il pubblico che cercherà con me il “La”. Dopo l’Italia, mi aspetta la Russia e la Cina».
Una cosa da fare?
«Ho una passione per la musica sacra: suonare per il Papa sarebbe davvero emozionante».
Roberto Cacciapaglia suonerà il 19 marzo al Teatro Nazionale di Milano e il 27 a Roma all’Auditorium Parco della Musica – Sala Petrassi. Oggi, giovedì 14 marzo, invece il compositore sarà nella Capitale per un instore alla Feltrinelli di Roma (via Appia Nuova, 427). Leggi l'articolo completo su
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