Già, però qui parliamo di un pubblico under 10, che fa spendere altri e così ecco la magia. I due non cambiano grammatica - perché dovrebbero, poi? - e raccontano una favoletta autoreferenziale che ne celebra la fama digitale (tutto si incentra sulla serata del Like Award, tanto per essere originali) e le doti clownesche. Lo fanno bene, ma come altri prima di loro perdono il respiro migliore della loro narrazione dopo un quarto d'ora, non riescono ad andare oltre a una serie di gag e a una recitazione improbabile.
Come Chiara Ferragni non utilizzano il cinema come un'opportunità o un esperimento, ma come se fosse un nuovo social da colonizzare. Missione compiuta, Luigi Calagna e Sofia Scalia si sono presi le sale e hanno vinto la loro sfida, ma Me contro te semplicemente non è cinema. E poco conta, per loro e forse anche per noi: la loro presenza, quel linguaggio che non va snobbato ma anzi studiato per efficacia e inventiva (almeno sul suo media originario), fosse solo perché è la fonte a cui i nostri figli si dissetano avidi, non crea danno ma anzi abitua alla sala i bimbi. Chissà che non tornino, per un film vero. Leggi l'articolo completo su
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