Macchine mortali è un frullatore di montaggio e ritmo forsennato del primo tipo e con l'elemento peggiorativo della propaganda subdola. In breve: il mondo come lo conosciamo viene spazzato via in un'ora (mai che il futuro vedesse una svolta improvvisa positiva) e così diventa terreno di caccia per città che mangiano altre città. Londra, che è stata - e un po' lo è ancora - la capitale di uno dei peggiori imperi colonialisti - guarda un po' è una delle più feroci metropoli cannibali e usa l'Europa come propria riserva. Dall'altra parte ci sono i cinesi, che non sono stati da meno, ma vivono nell'armonia, nella bellezza, sono fighi (vedi Anna Fang, l'incantevole Jihae) e buoni. Questo perché il mercato cinese val bene la propaganda di Hollywood un tempo voce del Pentagono e ora cantore di Pechino e dintorni. Il resto è un'opera con qualche buon effetto speciale ma con protagonisti così privi di carisma che sembrano la classe dirigente del Pd e uno in particolare che tendi a dimenticare appena smette di parlare, come l'attuale premier. Ti rimane Shrike, che non a caso non ti godi abbastanza, e lo scippo, riuscito maluccio, dell'immaginario di Star Wars con un po' di filosofia spicciola rubata da Silver Surfer. Primo capitolo di una saga scritta con la stessa profondità dei biglietti dei Baci Perugina. Non sentivamo il bisogno dell'ennesima copia di mille riassunti. Leggi l'articolo completo su
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