Nel loro fronte monolitico di istinti repressi e precetti religiosi, severità e autocontrollo, irrompe un soldato nordista (Colin Farrell) che diventa velocemente l'oggetto del desiderio di tutto il gineceo. Inquadrato nel genere southern gothic, L'inganno lascia emergere la tensione sessuale e la feroce rivalità femminile con graduale progressione: l'inquietudine sprigionata da questo girl power che brama il controllo sul maschio senza però poterselo confessare somiglia a una marea montante, ma di acqua gelida.
L'escalation che porta queste donne, diverse per età, caratteri e inclinazioni, alla violenza brutale nei confronti della vittima designata è studiata e gestita con una precisione geometrica che produce grande eleganza, ma scarsa emozione. La padronanza del racconto, l'uso degli spazi e dei simboli, la vitalità del corpo maschile che viene quasi sezionato e sfruttato per la soddisfazione dei differenti impulsi finiscono per suonare programmatici. E per far pensare che Sofia Coppola abbia realizzato un convincente esercizio di stile che mette in fila una serie di affermazioni piuttosto che far sorgere delle domande.
Un esercizio di stile che sfoggia, comunque, una grande qualità formale e delle bellissime prove d'attrice. Compresa quella di Nicole Kidman, di cui tutti, sulla Croisette, hanno salutato il ritorno in grande stile. Leggi l'articolo completo su
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