Un dato decisamente allarmante, che emerge da una ricerca realizzata dell'ong WeWorld Intervita in collaborazione con l'Associazione Bruno Trentin della Cgil e dalla Fondazione Giovanni Agnelli.
Proprio nel Paese di santi, poeti e navigatori si supera di gran lunga la media europea di quanti abbandonano i banchi di scuola: in Italia sono il 17%, in Europa l'11,9%. Una soglia altissima, quella italiana, soprattutto se confrontata con la Germania (9,9%), la Francia (9,7%), e il Regno Unito (12,4%) degli studenti. Ma l'Italia deve correre ai ripari, per avvicinarsi quanto più possibile a quel 10% imposto dall'Unione europea, da raggiungere entro il 2020. Difficile da ottenere, anche perché se la media nazionale è del 17%, esistono realtà regionali ben peggiori.
Soprattutto al Sud e nelle isole dove il picco supera il doppio della media europea: in Sardegna la quota degli abbandoni è del 25,5%, in Sicilia è del 24,8% e in Campania del 21,8%. Male anche in Valle d'Aosta, tra le regioni del nord, con il 21,5% dei ragazzi che mollano la scuola. Ottimo risultato invece per il Molise che abbassa la media con il 10% di abbandoni. Ma la dispersione scolastica ha anche un costo per la collettività, stimato tra l'1,4% e il 6,8% del Pil, quindi oscilla tra 21 e 106 miliardi di euro, a seconda della crescita del Paese.
Come combattere la dispersione? Ogni anno, per l'aiuto nei compiti a casa e i centri di aggregazione e socializzazione, si investono circa 60 milioni di euro. A cui si aggiungono 55 milioni di euro stanziati ogni anno dal Ministero dell'Istruzione per i progetti di recupero nelle scuole. Ma non basta, l'Italia infatti conquista un triste primato, la “lavagna nera d'Europa”. Leggi l'articolo completo su
Leggo.it