«Lavoro in smart working sull'amaca, il mio vicino non mi saluta e ha vietato al figlio piccolo di parlarmi: per lui sono un parassita»

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«Lavoro in smart working sull'amaca, il mio vicino non mi saluta e ha vietato al figlio piccolo di parlarmi: per lui sono un parassita»

Lavorare da casa, una realtà per molti dipendenti e liberi professionisti che esiste da ben prima dell'emergenza che in pandemia ha fatto diventare lo smart working una pratica conosciuta a tutti. Una modalità di lavoro che, ancora oggi, crea divisioni. Se da un lato c'è chi ne sostiene l'efficacia, capace com'è di coniugare vita lavorativa ed esigenze personali, dall'altro innumerevoli sono i detrattori che vedono nel lavoro da remoto solo una scusa per non fare il proprio dovere.

A dimostrazione della differenza di valutazione su quello che viene spesso definito anche "lavoro agile" c'è la storia raccontata sul gruppo Facebook "Tu non hai figli, non puoi capire" da un membro anonimo. Tutto parte da quelli che inizialmente sembrano essere solo rapporti di vicinato un po' tesi, ma che si rivelano essere atteggiamenti le cui radici affondano proprio nell'opinione dei protagonisti sullo smart working.

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