«L'ho colpita, rantolava. Poi ho sbloccato il suo telefono con la sua mano senza vita»: il racconto dell'orrore dell'assassino di Alexandra

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Il racconto dell'orrore

«Non ho visto più nulla, c'era come una nebbia», ha raccontato in Avni Mecja. «L'ho colpita due volte, poi mi sono seduto accanto a lei. L'ho coperta, perché mi dispiaceva, e poi le ho messo due sacchi sulla testa perché la sentivo rantolare. Le ho messo anche un fil di ferro attorno al collo, ma non potevo stringere. Non volevo che soffrisse. Poi ho preso il suo cellulare, la mano era rimasta scoperta e con il suo dito l'ho sbloccato e ho mandato un messaggio alla titolare del bar dove lavorava, per dirle che sarebbe stata via qualche giorno. Ho preso i vestiti, le scarpe e me ne sono andato».

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