Michela Murgia e la diagnosi: «Arrivai in ospedale in fin di vita. Quando seppi del tumore fu una bella notizia»

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L'arrivo in ospedale e la diagnosi

«Io sono arrivata in ospedale in fin di vita. In ambulanza, in pronto soccorso e poi subito in sala operatoria. Era il secondo lockdown, Capodanno del 2021. Ero in condizioni di semi incoscienza, convinta di morire e coi medici convinti che sarei morta. Quando mi sono ripresa e sono uscita, quando è arrivata la diagnosi del tumore era una buona notizia, perché avevo ancora tempo, perché non sarei morta in terapia intensiva», le sue parole.

Dalla sua rivoluzione dell'amore al suo passato, dal difficile rapporto con il padre alla sua famiglia queer fino al racconto della sua malattia e ai pensieri sulla morte, che non le fa paura. «Non ho provato rifiuto - racconta l'autrice di 'Accabadora' - quella notizia non voleva dire cancro, voleva dire tempo. Non ho paura della morte. Ho paura del dolore. Naturalmente parliamo della morte mia. Se si ammalasse uno dei miei figli, non sarei così serena».

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