Marina Cicogna, la prima produttrice italiana morta a Roma: la malattia, la compagna (poi figlia adottiva), gli amori e le cronache rosa

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Chi era

«Il cinema è nella mia vita da sempre, è stato il folle amore della mia vita», amava ripetere «la contessa di Cinecittà», ricordando che suo potente nonno, il conte Giuseppe Volpi di Misurata (1877-1947) - governatore della Tripolitania, ministro delle finanze, presidente della Biennale di Venezia e presidente di Confindustria - era stato l'artefice del primo Festival del Cinema al mondo, la Mostra d'Arte Cinematografica al Lido di Venezia, da lui creata nel 1932. Con la Euro International Films, acquistata dalla sua famiglia e controllata con il fratello Bino (morto suicida nel 1971), Marina Cicogna ebbe il compito di scegliere i film da distribuire in Italia. Dopo i grandi successi di «L'uomo del banco dei pegni» (1964) di Sydney Lumet e «Bella di giorno» (1967) di Luis Buñuel, decise di produrre il suo primo film, «Metti, una sera a cena» di Giuseppe Patroni Griffi. La lista dei grandi film da lei prodotti è lunga e di grande successo, da «Teorema» a «Medea» di Pier Paolo Pasolini, a «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» (Oscar come migliore film straniero nel 1971 e Premio speciale della giuria al Festival di Cannes nello stesso anno) e «La classe operaia va in paradiso» di Elio Petri a «Uomini contro» di Francesco Rosi a «Mimì metallurgico ferito nell'onore» e «Film d'amore e d'anarchia» di Lina Wertmuller a «Fratello sole, sorella luna» di Franco Zeffirelli a «C'era una volta il West» di Sergio Leone.

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