«Sono una malata terminale, la mia famiglia si preoccupa troppo per me e non capisce che vorrei solo vivere in pace il tempo che mi rimane»

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«Sono una malata terminale. La mia famiglia si preoccupa troppo per me e non capisce che vorrei solo vivere in pace il tempo che mi rimane»

Sapere di avere poco tempo da vivere e non poter far nulla per fermare il tempo. Una malattia diagnosticata da poco che non lascia scampo: un male incurabile che cresce giorno dopo giorno, diventando sempre più aggressivo e manifestandosi in maniera sempre più evidente. Conoscere il proprio destino costringe a fare un patto con la realtà e a cogliere tutto ciò che di buono il mondo ha da offrire, lasciando perdere le scuse, i rinvii e le lamentele. Ad ogni "come stai" di un parente, di un amico o di un medico, corrisponde un minuto perso del tuo tempo, di quel tempo che non hai più e che ti sembra di sprecare rispondendo con un finto "bene". Una sensazione che genera un conflitto interiore e senso di colpa per non apprezzare quei familiari che ti stringono forte la mano.

Quella mano, la malata terminale "Buono per ora in Michigan" - come si è firmata lei -, vorrebbe che non fosse stretta sempre così tanto. La donna vorrebbe godersi in pace il tempo che le rimane senza dover rispondere a futili convenevoli sulla sua salute.

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