Incoronazione re Carlo, proteste e contestatori in piazza al grido «Not my King». Arrestato il leader di Republic

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Le proteste degli attivisti di Republic

A confermarlo non sono solo le proteste degli attivisti di Republic dietro lo slogan 'Not my King', ma le tendenze centrifughe e le recriminazioni storiche contro lo schiavismo coloniale del passato che - dai Caraibi al Canada - riprendono quota fra i Paesi dell'ex impero rimasti legati alla corona dentro il Commonwealth. O i quesiti sulle ricchezze del monarca e sui costi pubblici della medesima incoronazione, stimati dai media (sicurezza compresa) fino a 100 se non a 250 milioni di sterline, anche a fronte di guadagni calcolati dagli operatori turistici in 350 milioni.

Senza tralasciare l'effetto boomerang dell'appello dell'arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, chiamato a officiare la cerimonia di Westminster, per un giuramento di lealtà al re non più delegato agli aristocratici, ma esteso alla gente comune che da casa volesse aderirvi: iniziativa immaginata come forma di coinvolgimento popolare più democratico, ma che ha finito per irritare molti; e che lo stesso re - a dar credito a un giornalista suo amico personale, Jonathan Dimbleby, veterano e volto noto della Bbc - pare abbia in queste ore sconfessato.

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