Giovanna Pedretti, ipotesi suicidio dopo il caso social della recensione su disabili e gay: ferite ai polsi e la morte del fratello

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Incredulità e commozione a Sant'Angelo

Una signora «sorridente, senza problemi», una «bravissima persona, sempre disponibile»: gli abitanti di Sant'Angelo Lodigiano, cittadina di meno di 15mila abitanti al confine con il Pavese, non riescono a capacitarsi della morte di Giovanna Pedretti. Tutti hanno rispettato la richiesta della famiglia di non lasciare fiori o oggetti davanti alle saracinesche abbassate del locale. Qualcuno ha invece legato una rosa bianca alla cancellata del parchetto di fronte.

Un settantenne che frequentava già il suo locale quando lei, con il marito, aveva una tabaccheria, spiega che la donna non aveva nessuna difficoltà nel lavoro e che anzi lavorava molto bene. Dice anche che non era affatto apparsa triste nell'ultimo periodo. E che potrebbe essere stata secondo lui proprio quella recensione diventata famosa a averla scossa.

«Incredibile» commenta. Una vicina di casa che abitava nel suo stesso cortile parla di «gogna mediatica». E anche lei conferma che il lavoro andava molto bene e che quindi non avrebbe avuto assolutamente bisogno di recensioni sensazionalistiche per sbarcare il lunario. Per il resto, chiunque passi oggi da via XX settembre, dove è situato il ristorante Le Vignole, dice che la donna era conosciuta perché molto socievole, buona e perbene. Era «senza problemi, sorridente. Ma d'altronde - dice una vicina - le cose cambiano». «Io sono distrutta. Era una persona disponibile» c'è chi le fa eco.

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