Elena Cecchettin: «Giulia non deve essere ricordata solo come la vittima di un assassino. Quella notte avevo un'oppressione tremenda»

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«Io e Giulia la sera del delitto»

«Ci siamo scritte fino alle 10 e mezza di sera. Parlavamo di vestiti, Giulia stava scegliendo quello per la laurea. Sapevo che era con lui, ci siamo scambiate messaggi mentre erano insieme. Fino alle 22.30. Poi le ho scritto e lei non ha visualizzato. Non mi sono preoccupata, era sabato sera, erano fuori. Ho pensato magari le si è scaricato il telefono». E ancora: «All’1 e mezza mio padre ha scritto nella chat di famiglia: ‘Giulia, dove sei?’. Sono andata a letto e non riuscivo a dormire, sono molto ansiosa, quella notte avevo un’oppressione tremenda. Alle 8 di mattina arriva un messaggio di mio fratello che mi chiede ‘Sai dov’è la Giuli, non è tornata a casa’. Ero in bagno, sono scoppiata a piangere. Ho capito subito».

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