Ciro Grillo, le domande choc alla vittima durante il processo: «Non si è divincolata? E come le ha tolto gli slip?»

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Le domande

Domande anche molto intime, con riferimenti particolari a posizioni, che alla fine dell'udienza hanno portato la giovane a dire: «Mi sento svuotata, sono esausta, mi viene da vomitare», prima di lasciare il Palazzo di giustizia di Tempio Pausania, in Sardegna. Lei, l'avvocata Cuccureddu, ribadisce con i cronisti che sono fuori ad attenderla, dal momento che il processo è a porte chiuse, che non erano domande intime. Anzi, rilancia: «Nei processi si ricostruiscono i fatti. Il fatto di cui discutiamo è un fatto di violenza sessuale e non c'è niente di intimo in una violenza sessuale. O è una cosa intima o è una violenza sessuale. E il processo si fa per capire se è stata una cosa intima o violenza sessuale».

Alla domanda dei cronisti se in questo modo non c'è il pericolo di una vittimizzazione secondaria della ragazza, l'avvocata ha replicato seccamente: «Il concetto di vittimizzazione parte da un presupposto, che ci sia una vittima- dice - Il processo si fa per accertare se c'è una vittima. Dopo di che il processo si fa per accertare i fatti che sono sequenze di condotte che si realizzano in un luogo e in un tempo. Si deve chiedere cosa è accaduto, segmento per segmento, perché se io salto un assaggio sto pregiudicando che il giudice conosca quel passaggio del fatto. Il mio dovere è difendere quella persona, rappresentando al giudice tutti gli elementi che sono agli atti».

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