«I test sierologici non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei, secondo i protocolli indicati dall’OMS». È quanto si legge sulle Faq del ministero della Salute. Molti italiani, considerata la necessità di una ricetta medica o le difficoltà affrontate per fare un tampone, si rivolgono a strutture private per effettuare test sierologici.
Tante aziende hanno utilizzato questi test nel post lockdown per effettuare uno screening dei propri dipendenti in vista della ripartenza. Ma la differenza tra i due test è sostanziale: il tampone verifica se l'infezione è in corso, il sierologico se si è entrati in contatto con il virus nelle settimane o mesi precedenti.
«I test tradizionali o rapidi (test eseguiti su sangue capillare) - si legge sul sito del ministero - evidenziano la presenza di anticorpi contro il virus e rilevano l’avvenuta esposizione al virus e, solo in alcuni casi, sono in grado di rilevare la presenza di un’infezione in atto (individui con malattia lieve o moderata i cui sintomi siano iniziati almeno una settimana prima)».
«I test sierologici - aggiunge il ministero - sono utili nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale in quanto sono uno strumento importante per stimare la diffusione dell’infezione in una comunità. I metodi sierologici possono essere utili anche per l’identificazione dell’infezione da SARS-CoV-2 in individui asintomatici o con sintomatologia lieve o moderata che si presentino tardi alla osservazione clinica».
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