Rognoni morto, fu più volte ministro: a lui si deve l'introduzione del reato di associazione mafiosa

Fu ministro dell'Interno dal 1978 al 1983 e, successivamente ministro della Giustizia e della Difesa

Morto Virginio Rognoni, fu più volte ministro: a lui si deve l'introduzione del reato di associazione mafiosa

È morto Virginio Rognoni. Ex ministro al Viminale negli anni di piombo ed esponente della Democrazia cristiana, è deceduto questa notte, nella sua casa di Pavia. Rognoni è uno dei politici italiani più conosciuti della seconda metà del Novecento.

Aveva compiuto 98 anni lo scorso 5 agosto, si è spento nel sonno. Docente alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pavia, è stato un personaggio di primo piano della Dc.

Fu ministro dell'Interno dal 1978 al 1983 dopo le dimissioni di Cossiga al termine del tragico epilogo del rapimento di Aldo Moro, e successivamente ministro della Giustizia e della Difesa. Dopo la fine dell'esperienza della DC (corrente Zaccagnini, assertore convinto della laicità della politica, fu poi critico verso la leadership di De Mita e della politica del pentapartito), aveva aderito prima al Partito Popolare e poi al Pd.

A Rognoni si deve fra l'altro una legge molto importante: la legge “Rognoni-La Torre” del 1982 che ha introdotto per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e le misure patrimoniali per colpire la criminalità organizzata. Il testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980 che aveva come primo firmatario Pio La Torre ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due giovani magistrati: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Rognoni è stato vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 2002 al 2006.

 

 

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