Il governo Meloni punta a rinnovare l'informazione di garanzia nell'ambito di una revisione del codice di procedura penale: è quanto anticipa oggi il ministro della Giustizia Carlo Nordio in un'intervista al Messaggero, tornando anche sugli altri temi delle sue linee programmatiche: accelerazione sulla giustizia civile, magistrati con capacità manageriali ai vertici degli uffici. Quanto alle ,
Nordio: «L'avviso di garanzia cambia»
L'informazione di garanzia, sottolinea Nordio, «è un istituto che va rivisto: ha cambiato nome mille volte, ma da strumento di garanzia si è trasformato in condanna mediatica anticipata. Ma questo si potrà fare solo con una revisione organica del codice di procedura penale, a cominciare dal registro degli indagati che dovrebbe restare segretissimo e invece si è trasformato in un'automatica fonte di delegittimazione di una persona che non è nemmeno imputata».
Le intercettazioni
Quanto alle intercettazioni, «ho ripetuto fino alla noia che sono utili e talvolta indispensabili per i reati di grave allarme sociale», ma è «incivile che spendiamo per loro duecento milioni l'anno mentre stentiamo a trovare i soldi per pagare il sostegno psicologico ai detenuti a rischio di suicidio». C'è una spiegazione: «Non ci sono più risorse umane per fare bene le indagini, e ci si affida a questo strumento quasi automatico che alla fine qualcosa ti fa trovare». Il ministro ribadisce che «ora dobbiamo incidere sulla parte della giustizia che incide sull'economia: tra l'altro sono temi poco divisivi, su cui ci siamo trovati d'accordo anche con l'Anm».
E si comincerà «proprio incrementando l'efficienza della giustizia civile. La riforma Cartabia andava nella giusta direzione, noi spingeremo l'acceleratore. Implementeremo gli uffici giudiziari con i fondi europei», e «procederemo ad una rivoluzione informatica»: «entro giugno dovremmo già vedere i primi risultati».
Magistrati onorari
Nordio promette infine di risolvere «a breve» le questioni poste dai magistrati onorari. Le critiche? «Me le aspettavo - risponde -, ma anche i colleghi dovevano aspettarsi le cose che ho detto, perché le scrivo da 25 anni».
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