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A sollevare il nuovo caso è stato il ministro dell'Interno Matteo Salvini, mentre ancora non si erano chiusi gli ultimi strascichi polemici sulla vicenda della nave Diciotti, sbarcata a Trapani solo dopo l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Salvini ha aperto il nuovo fronte dai suoi profili social: «Malta si era fatta carico di intervenire ma nessuno si è mosso», ha attaccato. In ogni caso, ha avvertito il ministro, per il barcone i porti italiani sono chiusi: «Abbiamo già dato». Posizione cui si associa Danilo Toninelli: «Malta faccia subito il suo dovere, aprano il loro porto», ha incalzato il ministro dei Trasporti.
Una richiesta che ha assunto anche l'ufficialità di una lettera inviata dalla Farnesina all'ambasciata maltese a Roma: la responsabilità è loro perché il barcone è stato individuato nelle acque di competenza maltese per i salvataggi in mare - si sottolinea nel documento - e quindi non solo Malta si deve occupare dei soccorsi ma deve anche fare entrare la barca nel proprio porto.
La prima segnalazione del barcone in difficoltà nell'area di soccorso maltese (la cosiddetta Sar) è arrivata alle 4.25 del mattino al centro di coordinamento di Roma, secondo quanto ricostruisce la Farnesina nella sua lettera.
Dopo un primo caso nelle scorse settimane, prende dunque corpo una nuova disputa nelle acque del Mediterraneo centrale. A metà giugno la nave Lifeline, con 230 migranti salvati a bordo, è stata lasciata in mare aperto per quasi una settimana dopo che l'Italia si è rifiutata di farla entrare in un suo porto. Alla fine è approdata a Malta, dopo che nove Paesi dell'Ue hanno accettato, con una soluzione inedita, di accogliere ciascuno una quota dei migranti a bordo. Solo che stavolta non si tratta di una nave ben attrezzata di qualche Ong, in grado di tenere il mare per giorni e giorni senza rischiare il naufragio, bensì di un peschereccio, probabilmente scalcinato e sovraccarico. Un segno, in ogni caso, della nuova strategia adottata dai trafficanti di esseri umani: dato che non si può più contare sui soccorsi delle Ong, per via del blocco dei porti, allora si rispolverano i vecchi barconi, più robusti dei gommoni usati degli ultimi anni. Diversi dei quali non a caso sono affondati nelle scorse settimane, con decine di morti, ad appena pochi chilometri dalle coste libiche. Insomma, si cerca di nuovo di raggiungere direttamente l'Europa, come dimostra anche lo sbarco di 31 siriani a Lampedusa. E per quanto malandati, i pescherecci hanno più probabilità di portare il loro carico umano in Italia o a Malta.
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