Gli studenti scalpitano, l'insofferenza sale. Anche ieri proteste nelle superiori milanesi.
Il liceo ginnasio Giovanni Berchet, uno dei primi classici della città, aperto nel 1911, è stato occupato: una quindicina gli studenti sono entrati a scuola in mattinata. I ragazzi, che si sono riuniti in assemblea per stendere un comunicato con le loro proposte, avevano deciso di non fare Dad, la Didattica a distanza, ma sciopero e hanno convocato un presidio per spiegare le ragioni di voler tornare in presenza. Con loro i genitori e attivisti da altre scuole. La maggioranza non ha fatto il tampone quindi, per ora, la loro idea è stata di non restare a dormire nelle aule dell'istituto di via Commenda. «Il nostro sciopero è per sensibilizzare al problema della Dad», spiega uno studente. «Siamo spiazzati: io devo fare la maturità a giugno, cosa accadrà ancora non lo so». Le richieste sono di dare priorità a studenti e insegnanti per il vaccino; potenziare i mezzi; programmare le lezioni; utilizzare al meglio di spazi vuoti.
Proseguono le proteste del liceo scientifico privato Steiner: nemmeno il maltempo ha fatto cambiare idea ai ragazzi che ieri hanno fatto lezione fuori dal cancello della scuola, riparandosi sotto i tendoni, in via Clericetti. I giovani - 25, di 4 classi diverse - tutti con le mascherine, hanno sistemato le tende per proteggersi dalla pioggia e hanno aperto i computer. Idem anche per l'artistico statale Boccioni di piazzale Arduino: le lezioni di fronte alla scuola alla faccia della pioggia.
E sul fronte scuole medie inferiori i genitori di diversi Comuni dell'hinterland si sono riuniti in comitato inviando una lettera aperta a premier, ministro dell'Istruzione e presidente lombardo per chiedere il ritorno in classe di seconda e terza media, anche con la zona rossa. I papà e mamme di molti Comuni da Cernusco a Cologno, da Mediglia a Peschiera, e poi Pioltello, Segrate, Vignate e Vimodrone ricordano ai politici che la Dad compromette la crescita dei ragazzi.
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