Franco Pasqualetti In sette anni ha affrontato quattro inchieste, un processo

Franco Pasqualetti In sette anni ha affrontato quattro inchieste, un processo
Franco Pasqualetti
In sette anni ha affrontato quattro inchieste, un processo e due indagini della Corte dei Conti. Vicende giudiziarie risolte con assoluzioni o non luogo a procedere. Ma lungo questo settennato Marco Visconti, ex assessore all'Ambiente della giunta Alemanno - dal 2011 al 2013 - e storico militante della destra romana, ha perso tutto. Lavoro, famiglia, risparmi, affetti, amicizie.

Quali prove giudiziarie ha dovuto affrontare.
«Sono andato a processo per il caso Parentopoli e sono assolto con formula piena in primo grado. L'accusa non ha neanche fatto ricorso in appello. Poi sono stato indagato per corruzione e finanziamento illecito in uno stralcio di Mafia capitale. Qui c'è stata l'archiviazione. Stesso dicasi per l'inchiesta sulle camere mortuarie, Capannelle e Palazzo Raggi. Per non farci mancare nulla sono arrivate anche due inchieste della Corte dei Conti che abbiamo confutato e il Comune è stato condannato a pagarmi 1500 euro di rimborso. Mi sembra abbastanza: in sette anni ho vissuto tra avvisi di garanzia, perquisizioni e gente che neanche mi salutava più».
Perché?
«Mi davano del mafioso, del corrotto, del ladro, senza sapere che non ho mai rubato una penna. Però questo è il mondo dove viviamo. Mio figlio non veniva neanche più invitato dagli amichetti alle feste di compleanno. Una situazione impossibile da sopportare e solo grazie ai miei genitori oggi sono ancora qua».
Si spieghi.
«In questi anni ho perso tutto. Risparmi di una vita, mia moglie e mi sono dovuto dimettere anche dal lavoro. Non so come ho fatto ad andare avanti e ad avere la forza di continuare a vivere».
Ma ora che è tutto chiarito, che è stato assolto da tutto, il lavoro poteva riprenderselo.
«Io mi occupavo di commerciale, un giorno ero da un cliente per firmare un contratto e sul suo tavolo c'era una copia di Repubblica con la mia foto che titolava Visconti indagato per Mafia. A quel punto ho preso il contratto e sono tornato in sede per dimettermi».
E oggi?
«In un momento come questo, con la crisi legata al covid non mi vergogno a dire che per vivere aiuto un mio amico dandogli qualche consulenza, mi arrangio insomma...».
E sua moglie?
«Anche il matrimonio non ha retto. Pensi che quando è nato mio figlio lei doveva uscire dall'ospedale mi chiama ma io avevo la polizia in casa che stava effettuando una perquisizione. È dovuta tornare con il taxi...».
Ha rabbia verso la magistratura?
«A cosa serve? A me fa più rabbia che, se si cerca Marco Visconti su internet, escano solo le notizie di rinvii a giudizio o le intercettazioni tagliate ad hoc e non le assoluzioni».
Rifarebbe politica?

«Non scherziamo. La politica è morta e quanto vediamo con questa amministrazione ne è la prova. I consiglieri non fanno opposizione, i dipartimenti non firmano i provvedimenti per paura di avvisi di garanzia e la città è ferma. E sta morendo. Oggi un sindaco o un assessore, se va bene, finiscono il mandato con un processo per abuso d'ufficio. Tutto questo per cosa? Per la gloria di amministrare Roma? No, grazie».
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