La giornata di mobilitazione fa seguito ad altre iniziative del genere organizzate in 130 università non solo in America e ispirate all'attivismo di Emma Sulkowitz, una studentessa del secondo anno di Columbia, che ha cominciato a portare in spalla un materasso in settembre dopo esser stata violentata da un compagno all'inizio dell'anno accademico. Emma, che studia arti applicate, non smetterà fino a quando il suo aggressore non sarà espulso dalle autorità accademiche. La protesta «Carry That Weight» è diventata una performance che sarà il soggetto della tesi quando la ragazza nel 2016 arriverà alla laurea. «Il materasso è una rappresentazione tangibile dell'impatto dello stupro. L'atto di portarne collettivamente il peso è un simbolo dell'importanza del sostegno della comunità per le vittime della violenza», ha detto Brianna Suslovic, coetanea di Emma a Harvard.
La protesta nel campus di Harvard arriva sulla scia di altre manifestazioni: da Columbia a Brown, a Rochester e all'Universita« del Texas, »porta il peso del materasso« ha varcato l'Atlantico ed è comparsa a Budapest e in Galles mentre un dossier sulle aggressioni sessuali pubblicato qualche giorno fa da MIT ha rilanciato l'allarme: il 17 per cento delle ragazze e il 5 per cento dei maschi che vivono sul campus sono stati vittime di molestie e violenze a base di sesso. L'ateneo bostoniano delle »teste d'uovo« è poco distante da Harvard ed egualmente prestigioso. MIT ha incoraggiato tutti i suoi studenti a partecipare all'indagine, tuttavia solo un 35% lo ha fatto a dispetto della campagna della Casa Bianca 'It's on Us' (tocca a tutti noi) lanciata dal presidente Barack Obama nel tentativo di mettere un freno alle violenze e per far sentire alla vittime che non sono sole. In molti casi infatti gli stupri per paura non vengono denunciati e gli stessi atenei scoraggiano le vittime ad andare fino in fondo facendo sentire le vittime sul banco degli imputati. Leggi l'articolo completo su
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