LA DARK ROOM
Perché Manuel e Marco avevano deciso di organizzare una sorta di dark room con il morto. E la gara allo sballo è cominciata sin da mercoledì 2 marzo, quando hanno iniziato a bere e ad assumere qualsiasi tipo di droga, senza mangiare né dormire. L'obiettivo era individuare una vittima, quella giusta. «Qualcuno - è ancora il provvedimento di custodia cautelare - apparentemente scelto a caso, e selezionato, non è ancora dato sapere in base a quali sue caratteristiche personali correlate all'età, al sesso, all'orientamento sessuale, al ceto sociale, o altro». Per trovarlo hanno mandato messaggi a raffica, forse più di venti, a tutti quelli che potevano avere le caratteristiche giuste: trans, studenti, gente del giro.
Qualcuno ora potrà dirsi miracolato sapendo che si è salvato per un soffio. A cominciare da Giacomo D. arrivato durante la notte tra il tre e il quattro marzo, per finire ad Alex Tiburtina e a Riccardo. Piombati, in tempi diversi nella casa al Collatino, qualcuno per sniffare e fare sesso, altri solo per tentare di “scroccare” una birra, una “canna”, o per rimediare qualche lira. E scappare via non appena si rendevano conto che la situazione poteva esplodere da un momento all'altro. Quattro persone sono entrate in quella casa durante le due giornate di follia, oltre allo spacciatore che non si è mai fermato.
LA CONFESSIONE
L'ultimo Luca, 23 anni, viso da ragazzino, una fidanzata da quando era appena adolescente, una vita “segreta” fatta di prostituzione e guadagno facile. Ma con quali rischi? E a che prezzo? «Mio figlio mi ha raccontato di aver ucciso una persona - ha dichiarato il padre di Foffo alla trasmissione Porta a Porta - Un attimino, gli ho detto, fammi capire». La mattanza si era consumata da poco e Manuel, con tono «glaciale», cercava nel padre una via di fuga. Ha confessato e altrettanto ha fatto Marco Prato, dopo aver tentato il suicidio con quattro boccette di Minias e una di En. Scrive il medico del pronto soccorso che è intervenuto per fargli la lavanda gastrica: «Non sono state evidenziate idee di colpa né di autoaccusa, o sentimenti di vergogna o di disperazione».
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