Aula 116, terza sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Napoli. Luigi Scarrone siede al banco dei testimoni. Sono trascorsi più di sette anni da quel giorno ma il ricordo è nitido. Risponde alle domande del pm della Dda Pierpaolo Filippelli e degli avvocati difensori dei sette imputati tra mandanti ed esecutori dell’omicidio e tutti ritenuti appartenenti al gruppo Papale. Parla di suo figlio, Luigi Scarrone: Giorgio, 33 anni, lontano da logiche e amicizie criminali, aveva trovato lavoro in un’altra città e a Ercolano tornava solo per far visita ai genitori.
Quel pomeriggio padre e figlio erano insieme. A due passi da casa l’arrivo di uno scooter scuro con due uomini in sella, il sentore del pericolo e la tragedia che si consuma immediatamente dopo. Luigi ricorda in aula: «Quando mi accorsi che erano armati urlai a mio figlio di scappare. Ero a quattro o cinque metri da dove arrivavano i proiettili» dice ricostruendo la dinamica di quei momenti «Gridavo e cercavo di ripararmi, facevo il serpente. Sì, il serpente tra le auto che passavano» aggiunge, narrando di come riuscì miracolosamente a far salva la vita. Questione di attimi. Luigi racconta di essersi voltato indietro e di aver visto i killer mirare a suo figlio e poi Giorgio a terra. «Non li vidi in faccia - precisa - Quando si allontanarono mi avvicinai».
E a questo punto la testimonianza affronta la parte più dolorosa, quella di Giorgio a terra in una pozza di sangue che gli affida le sue ultime parole. «Mi disse di avvisare la moglie. Poi arrivò l’ambulanza, lo portarono in ospedale ma non si salvò». I killer mirarono alle gambe e al torace. Salvatore Fiore, ex uomo di fiducia del clan Papale e oggi collaboratore di giustizia, e che fu uno dei componenti del commando che uccise Scarrone, ha raccontato nella passata udienza che si decise di colpire la vittima all’addome e non al viso, contravvenendo agli ordini del boss che voleva che si uccidesse mirando sempre al volto così da riservare ai nemici la stessa fine toccata a suo fratello assassinato e sfigurato in un agguato di camorra.
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