"Ho visto morire mio figlio, vittima di una vendetta trasversale". Il racconto choc di un padre

"Ho visto morire mio figlio, vittima di una vendetta trasversale". Il racconto choc di un padre

di Viviana Lanza
NAPOLI - «Hanno ucciso il più buono e il più bravo». Luigi Scarrone lo dice più di una volta, raccontando in aula come il pomeriggio dell’11 febbraio 2008 vide morire suo figlio Giorgio, vittima innocente di una vendetta trasversale voluta dalla camorra. Luigi Scarrone ha sette figli, due hanno conosciuto il carcere, uno viene indicato come killer di fiducia del clan Birra-Iacomino e sarebbe stato proprio per punire questi ultimi che il clan Ascione-Papale avrebbe organizzato il raid in cui fu assassinato Giorgio. Una vendetta, secondo gli inquirenti.



Aula 116, terza sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Napoli. Luigi Scarrone siede al banco dei testimoni. Sono trascorsi più di sette anni da quel giorno ma il ricordo è nitido. Risponde alle domande del pm della Dda Pierpaolo Filippelli e degli avvocati difensori dei sette imputati tra mandanti ed esecutori dell’omicidio e tutti ritenuti appartenenti al gruppo Papale. Parla di suo figlio, Luigi Scarrone: Giorgio, 33 anni, lontano da logiche e amicizie criminali, aveva trovato lavoro in un’altra città e a Ercolano tornava solo per far visita ai genitori.



Quel pomeriggio padre e figlio erano insieme. A due passi da casa l’arrivo di uno scooter scuro con due uomini in sella, il sentore del pericolo e la tragedia che si consuma immediatamente dopo. Luigi ricorda in aula: «Quando mi accorsi che erano armati urlai a mio figlio di scappare. Ero a quattro o cinque metri da dove arrivavano i proiettili» dice ricostruendo la dinamica di quei momenti «Gridavo e cercavo di ripararmi, facevo il serpente. Sì, il serpente tra le auto che passavano» aggiunge, narrando di come riuscì miracolosamente a far salva la vita. Questione di attimi. Luigi racconta di essersi voltato indietro e di aver visto i killer mirare a suo figlio e poi Giorgio a terra. «Non li vidi in faccia - precisa - Quando si allontanarono mi avvicinai».



E a questo punto la testimonianza affronta la parte più dolorosa, quella di Giorgio a terra in una pozza di sangue che gli affida le sue ultime parole. «Mi disse di avvisare la moglie. Poi arrivò l’ambulanza, lo portarono in ospedale ma non si salvò». I killer mirarono alle gambe e al torace. Salvatore Fiore, ex uomo di fiducia del clan Papale e oggi collaboratore di giustizia, e che fu uno dei componenti del commando che uccise Scarrone, ha raccontato nella passata udienza che si decise di colpire la vittima all’addome e non al viso, contravvenendo agli ordini del boss che voleva che si uccidesse mirando sempre al volto così da riservare ai nemici la stessa fine toccata a suo fratello assassinato e sfigurato in un agguato di camorra.




Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Settembre 2015, 14:41