Il Codacons lancia una class action contro l'amministrazione, dopo la diffida inviata nei giorni scorsi e rimasta priva di riscontro. «Rivendichiamo il diritto della schiscetta - attacca il presidente dell'associazione consumatori Marco Maria Donzelli - tutti i bambini devono potersi portare il cibo da casa, perché dobbiamo mettere al primo posto la loro salute». Rispettare le loro abitudini alimentari e le esigenze delle famiglie. Ma Palazzo Marino tira dritto: le pietanze portate da casa non vanno consumate in mensa con i propri compagni. E così sarà anche in futuro, perché - sottolinea il vicesindaco con delega all'Istruzione Anna Scavuzzo - «le regole vanno rispettate e sono anche a tutela dell'igiene».
Il dibattito è scoppiato da una settimana, da quando una mamma della scuola Pirelli ha esonerato la figlia «dall'onerosa refezione». A darle man forte alcuni genitori (anche se pochi), i cui figli «avanzano di tutto». Dai primi piatti ai secondi a base di legumi. Chiedono che si possa scegliere fra la mensa, pagata anche se il piccolo è assente, e il pranzetto casalingo. Propensa all'ipotesi è la Regione con l'assessore all'Educazione Valentina Aprea che si dice favorevole «a nuove soluzioni», anche per coloro che non possono permettersi la retta. Il 4 ottobre sarà aperto un tavolo.
Ad essere chiamata in causa è anche Milano Ristorazione che difende «la qualità del servizio», soprattutto ora che stanno aumentando le quote di prodotti bio, dop, igp con attenzione alla filiera corta e, dove possibile, a chilometro zero. L'obiettivo, nell'arco di due anni, è di superare la soglia di 40-45% di cibi biologici. Ma non sempre i bimbi apprezzano il menù equilibrato e salutare. Leggi l'articolo completo su
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