La dirigente, carte alla mano, ha citato il 731 del codice penale. «Se impediscono ai loro figli di frequentare le lezioni commettono un reato». Ipotesi confermata anche dalle forze dell'ordine. I bambini infatti, salvo gravi motivi e la giurisprudenza spiega quali, non possono essere costretti allo sciopero forzato. Sciopero dettato dal fatto che l'insegnante in questione era sotto ispezione da inizio anno perché secondo i genitori «non sa scrivere, fa errori; scrive sciacquone senza “c”». Poi era stata sospesa per un provvedimento disciplinare durato fino al 17 marzo. Ora è tornata in cattedra, ma solo sulla carta visto che a scuola non ha ancora messo piede. Su di lei poi grava una procedura di licenziamento che si concluderà a breve.
Una protesta quindi che non avrebbe motivo di esistere e che aveva fatto di non poco arrabbiare la dirigente, costretta a usare toni forti. «Ci tengo a precisare - dice la preside - che la mia non è una minaccia. È giusto che qualcuno informi i genitori a cosa vanno incontro se si rifiutano di accompagnare i loro figli a scuola. In più qui si condanna qualcuno solo sulla base di un pregiudizio dato che la maestra non è ancora rientrata in classe. Si arriva a colpire un'insegnante per il solo fatto che questa sta respirando la stessa aria. Tutto questo è davvero deprimente. E chi ne riceve un danno è l'altra docente che non può svolgere il proprio programma». Infatti i 38 bambini sono seguiti da una maestra del potenziato che ha sostituito l'insegnante "sgrammaticata".
Alla fine oggi i bambini sono tornati in classe, ma i genitori sono pronti a combattere fino in fondo. «Non ci arrendiamo. Se le cose stanno così allora ritiriamo i nostri bambini. La scuola di Veternigo l'anno prossimo rischia di trovarsi con due classi in meno». Intanto del caso hanno iniztao a interessarsi anche le televisioni nazionali. Domani se ne parlerà durante la trasmissione "L'aria che tira" su La7. Leggi l'articolo completo su
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