L’età sembra un dettaglio, magari addirittura un vantaggio per il fuoriclasse italiano che nel dopo gara si è detto «felice e sorpreso di stare in testa» e nel ritorno dagli States pianifica già le strategie per le prossime gare europee, «con tante piste che mi piacciono», con l’infilata Jerez-Le Mans-Mugello prima dell’amata Assen. Con la sua moto n.46, dall’Aprilia alla Yamaha, passando per Honda e Ducati, Valentino ha disputato 351 gare, vincendone poco meno di un terzo. I mondiali si vincono però anche con i piazzamenti, come dimostra questo avvio di stagione. La voglia di reagire dopo tre annate amare, e il fisico integro, lo hanno indotto a non scendere di sella e ad affrontare sempre nuove leve di avversari. Sa che «sarà dura battere Vinales e Marquez», ma è pronto alla sfida.
Dal Texas porta a casa il più bel risultato in cinque edizioni, a dimostrazione che anche a 38 anni si può ancora migliorare. Punti preziosi per portare avanti il sogno della decimo titolo, con l’ottimismo di trovarsi «una moto dal gran potenziale» con cui, a differenza della scorsa stagione, ha spiegato, «riesco ad essere veloce a fine gara e con le gomme usate. Insieme al team stiamo capendo come farla funzionare». Rossi si presenta come il terzo incomodo in una partita che sembrava all’inizio coinvolgere i soli Marquez e Vinales.
Dalla Ducati non sono arrivato segnali incoraggianti nemmeno dagli Usa e se non ci sarà una pronta riscossa Andrea Dovizioso e Jorge Lorenzo rischiano una stagione da comprimari. Rossi però ha anche bisogno di qualcuno che tolga punti ai due giovani spagnoli, non potendo contare solo sui loro sbagli e sulla propria esperienza per difendere il primato. Il 7 maggio di nuovo tutti in pista a Jerez de la Frontera, dove il Dottore ha vinto l’ultima volta l’anno scorso e cercherà di ripetersi, ben sapendo che un successo potrebbe incrinare le sicurezze del minaccioso compagno di squadra. Leggi l'articolo completo su
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