In realtà, la Mustang meccanicamente non aveva nulla di rivoluzionario: sotto era la Falcon con la quale i padri di famiglia andavano in ufficio e portavano le famiglie a spasso nei fine settimana. Eppure faceva sognare i giovani, ancora di più quando sotto il cofano cominciarono ad arrivare i cavalli alla fine degli anni ’60. La Ford voleva un’immagine davvero sportiva, aveva persino provato a comprare la Ferrari e vinceva quattro 24 Ore di Le Mans (dal 1966 al 1969). Fu allora che la Mustang diventò una “muscle car”, a suon di “cubic inches”, cavalli e ruote fumanti, almeno fino alla guerra del Kippur. La crisi petrolifera fu un purgatorio durato fino agli anni ’80, ma la vera rinascita della Mustang avvenne negli anni 2000 con il ritorno allo stile originario: muso da squalo, coda appena accennata e fari posteriori a 3 luci.
La forza della semplicità diventò evocazione di un mito. Ma una Ford è una Ford e chi in quegli anni la guidava voleva che tutti i modelli fossero globali, Mustang compresa. Fu così che la sesta generazione arrivò anche da noi con tanto di sospensioni posteriori indipendenti al posto dell’assale rigido e motore 4 cilindri 2.3 turbo accanto all’immancabile V8. Lo scorso anno poi ha anche ricevuto un bel restyling che gli ha dato fari a Led, la strumentazione digitale, il sistema infotelematico Sync3, il cambio automatico a 10 rapporti e una cospicua dose di sistemi di assistenza alla guida che la rendono al passo con i tempi e pronta persino al futuro. A Dearborn infatti hanno deciso di disfarsi di molti modelli, ma di certo non della Mustang che avrà presto versioni più potenti, sarà anche ibrida e farà persino da musa ispiratrice per il primo Suv elettrico di Ford. Nome in codice: Mach 1.
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