In passato le grandi mostre riscrivevano la storia dell’arte. E scatenavano furibondi liti tra critici, ma facevano diventare celebrities artisti sconosciuti.
Così Bramantino o e La Tour assurgevano da gregari a protagonisti. Il libro di Anna Ottani Cavina, docente di storia dell’arte e critica, in “Una panchina a Manhattan” raccoglie le cronache “in diretta”, di queste esposizioni, a volte da città o sedi improbabili, e ricostruisce artisti, scelte curatoriali, opere e tecniche. Non solo: restituisce l’emozione della bellezza.
Anna Ottani Cavina, Una panchina a Manhattan, Adelphi, 395 p, 48 euro Leggi l'articolo completo su
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