Naturale evoluzione rispetto alla sua esperienza professionale?
«In parte sì, perché ho frequentato quegli ambienti, conosco il ritmo, il passo, il tipo di ragionamento. L'esperienza professionale mi ha aiutato a indirizzarmi al genere letterario che è già il mio preferito, il giallo».
La trama ruota attorno allo scandalo in una banca toscana.
«Nessun riferimento in particolare, ma certo mi sono ispirata a quello che è diventato il fenomeno delle banche locali in Italia, venete piuttosto che pugliesi, ai fallimenti, al rapporto malato tra economia e politica, alla percezione che ne hanno i cittadini».
La Garrone è un condensato di quali personaggi?
«Investigatrici che ho conosciuto, ma anche detective della tv, Top of the lake di Jane Campion o The killing».
Usa spesso il termine vicequestrice, al femminile, qualche volta al maschile...
«Non mi accanisco, ma credo sia giusto gettare semini».
La Garrone ricorre a scorciatoie: per avere giustizia vera è impossibile violare le regole?
«Diciamo che la legge è una cosa, la giustizia è un'altra. E che quando si tratta di donne questa regola vale anche di più».
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