Il vicequestore Anna Santarossa (in “Senza sapere quando” di Carlotto) è una poliziotta corrotta e vende informazioni alla mafia bulgara. Un giorno però tutto cambia, e proprio nel momento in cui per lei sembra non esserci più scampo, decide di regolare i conti. Ma non sarà facile muoversi in un territorio di confine che conosce poco e che “funziona in modo diverso”. Il commissario Alba Doria (capitolo “La triade oscura” di De Cataldo) indaga a Roma tra le pieghe più segrete del “dark web”, quella parte demoniaca, illegale e inconfessabile della rete telematica nella quale l’odio rafforza se stesso e i suoi portatori. E proprio questa indagine condurrà la protagonista della storia di fronte al suo stesso “odio”. Ancora: con i suoi capelli grigi e un passato tra i ranghi di un’unità impegnata in intercettazioni non autorizzate, Sara Morozzi (riproposta da De Giovanni dopo “Sara al tramonto”) torna a vestire i panni della donna invisibile, per occuparsi di un caso a cui non può sottrarsi: la morte del figlio, del quale ha perso le tracce da anni per inseguire l’amore.
Mentre le sbirre, pagina dopo pagina, lottano per farsi spazio nel mondo (maschilista) delle indagini e del crimine in luoghi di confine come il Nordest italiano, poi a Roma e a Napoli, il lettore si appassiona e resta inchiodato alle parole che scorrono, per scoprire in fretta come va a finire. E considerando i successi editoriali collezionati in passato dagli autori, da “Romanzo criminale” del magistrato De Cataldo a “I bastardi di Pizzofalcone” del napoletano De Giovanni, viene da chiedersi se il libro non abbia conquistato anche un lettore regista. Magari donna.
Carlotto, De Cataldo, De Giovanni, “Sbirre”, Rizzoli, p. 224, 18,50 euro (in ebook 9,99)
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