Donato De Francesco, scrittore novantenne alle prese con "I misfatti della ragione"

Donato De Francesco

Il boomerang della ragione. L’elemento distintivo del genere umano determina squilibri nelle coscienze e guasti nei sistemi che governano il mondo. Una rivoluzione del pensiero che alimenta il dibattito negli ambienti filosofici e letterari quella descritta da Donato De Francesco nel libro “I misfatti della ragione. Riflessioni di un vecchio analfabeta sulla putrefazione postmoderna”. Il messaggio è chiaro e sconvolgente: il luogo in cui l’umanità ha trovato la forma di aggregazione privilegiata, la città, è malato e la radice della patologia risiede nella preponderanza del maggior titolo di vanto dell’uomo, la ragione appunto. La quale demolendo valori e ideali e cancellando la cultura contadina, quella sana e autentica, produce un grave vulnus alla società postmoderna.

Donato De Francesco, 90 anni, di Sant’Eusanio del Sangro, provincia di Chieti, maestro elementare con studi universitari, ha lavorato come programmista Rai a Roma, Napoli e Pescara. E’ stato sindaco del suo paese dove vive, coltiva campi e medita. A 40 anni la riscoperta della fede cattolica: pura, cristallina e antimoderna. Determinanti gli incontri e i dialoghi con un anziano contadino, Antonio Angelucci (Zi’ Ntonie) che stravolge le sue idee e le sue certezze. De Francesco consegna la visione del mondo a questo libro che - grazie alla assidua dedizione di un agente letterario come Paolo Martocchia, e alla generosa sensibilità di un filosofo come Paolo De Lucia, docente presso l’Università di Genova, autore della prefazione - approda alla quinta e definitiva edizione.

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