Strage a Jesolo, la supertestimone: «Guidava come un folle, sono viva per 6 minuti»
È accaduto venerdì scorso a Vazzola (Treviso): Susy, di origini nordafricane, ed un fisico minuto che dimostra molto meno dei suoi 35 anni, si stava recando nella stazione di servizio dove lavora quando ha rischiato di scontrarsi con un camion guidato da un 49enne della zona, che a velocità sostenuta e senza prestare attenzione ad un incrocio si stava recando verso un bar non distante dal distributore di benzina. Appena la donna ha suonato il clacson, il camionista ha reagito scendendo dal mezzo e apostrofandola così: «Perché suoni, negretta di m...? Tornatene in Marocco». Come se non bastasse, l'uomo ha preso a calci e schiaffi Susy, causandole escoriazioni al ginocchio e ad un orecchio, che sanguinava dopo la caduta di un orecchino.
A raccontare la vicenda è Milvana Citter per il Corriere della Sera. Il caso è stato denunciato sui social da Luca Vazzoler, il datore di lavoro di Susy: «Non c’è aggettivo per qualificare chi picchia una donna, e vile è chi vede e non interviene. Susy è stata picchiata nell’indifferenza generale». Già, perché l'aggressione è avvenuta sotto gli occhi dei clienti del bar, ma nessuno è intervenuto in sua difesa. E oggi Susy si sfoga così: «Più degli insulti razzisti e delle botte, ciò che mi ha fatto male è stata l'indifferenza dei presenti. Nessuno ha provato a difendermi, io avevo suonato il clacson solo per avvertire quell'uomo che in quel piazzale ci sono molte persone a piedi e doveva stare più attento».
«Ho avuto molta paura, sentivo il sangue che mi scendeva dal labbro e dall’orecchio quell’uomo non la finiva più e nessuno veniva ad aiutarmi» - racconta ancora Susy - «Non mi era mai successo nulla di simile.
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