“E’ un fenomeno difficile da arginare perché favorito dalle contraddizioni dello Stato” spiega l’avvocato Elisa Anania dello studio legale Lex Town di Roma che ha intrapreso una class action contro l’utilizzo del pos alle macchinette. All’interno delle sale giochi, infatti, è possibile pagare con la propria carta di credito, un elemento certo di trasparenza ma anche un incentivo a non fermarsi: “Si configura il reato di istigazione al gioco” spiega l’avvocato a Leggo, “difatti tale condotta ha presumibilmente rilevanza penale poiché, sulla base dell’art. 40 c.p. il non impedire un evento che si ha obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo, nonché il reato di associazione a delinquere ex art. 416 c.p. ed istigazione al gioco d’azzardo”.
In altri termini, la possibilità di pagare con la carta di credito permette un uso illimitato di soldi consentendo anche di giocare tutta la notta. Cosa difficilmente realizzabile se il giocatore dovesse usare solo il contante che ha appresso. Finora sono state raccolte più di 200 firme per un’azione legale contro il Governo. “Siamo fiduciosi nel fatto che quest’azione possa dare un contributo alla battaglia contro la ludopadia” assicura l’avvocato. Leggi l'articolo completo su
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