Atm, da quasi un secolo, fa muovere Milano grazie a tutti i suoi lavoratori e le sue lavoratrici. Come Beatrice Chiesa, 63 anni ad agosto, sposata, madre, da 36 anni in Atm. Andrà in pensione il 1° luglio: ha iniziato come tranviera al deposito del Ticinese, dove guidava lo storico tram Carrello.
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Lei è stata una delle prime donne conducenti.
«Nel 1985, quando sono stato assunta, eravamo tre tranviere e due autiste di bus. Che orgoglio e che emozione guidare quel gigante pieno di passeggeri. Sono stata una pioniera e ne sono felice».
Cosa le dissero in famiglia?
«I miei genitori, che ora non ci sono più, e le mie quattro sorelle hanno tentato di dissuadermi, perché a loro sembrava una scelta fuori dal mondo: era considerato, molto più di oggi, un lavoro prettamente maschile. Soprattutto per i turni, che mi costringevano a puntare la sveglia alle 2 di notte. E invece ce l’ho fatta, anzi, proprio grazie ai turni ho potuto gestire la mia famiglia».
I viaggiatori si stupivano nel vederla alla guida?
«Qualche uomo sorrideva, ma non mi hanno mai trattata male. Anzi, avevo i miei fan che mi elogiavano per la guida dolce».
Alla faccia del luogo comune «donna al volante pericolo costante».
«Indubbiamente. Condurre un tram non è un lavoro di fatica, ma di concentrazione e attenzione. E noi donne siamo molto prudenti, perché ci rendiamo conto che i passeggeri sono un po’ nelle nostre mani».
Poi è stata promossa?
«Nel 1994 ho superato il concorso per diventare “graduato”. E sono stata la prima donna a controllare il personale di superficie: ancora una volta era considerata un marziano, con i colleghi che avevano i gradi e facevano il saluto militare. Oggi, invece, è tutto cambiato e fra compagni di lavoro c’è fiducia: i più giovani mi considerano una mamma».
Alla guida del suo tram ha visto Milano cambiare abitudini e stili di vita?
«Quarant’anni fa, per esempio, all’alba viaggiavano le domestiche, vestite con abiti semplici e castigati. Poi, verso le 7, le impiegate in tailleur molto sobrie e gli operai riservati. Ora, invece, alle prime luci del giorno, ci sono i ragazzi scatenati e le ragazze appariscenti che rincasano dalla movida. Nessun giudizio personale, per carità. Ma è un mondo tutto diverso».
Come sono cambiati i passeggeri?
«La gente che usa i mezzi pubblici è ovviamente aumentata, al di là dell’era Covid, ed è molto più irritabile e insofferente rispetto al passato. Le persone si arrabbiano per poco e diventa difficile dialogare. Però Milano è più viva, sembra anche meno nebbiosa».
Consiglia alle donne il suo lavoro?
«A quelle a cui piace guidare dico che è un bel lavoro: potete farlo bene».
Le mancherà?
«Tantissimo, mi mancherà il contatto costante con le persone, con i colleghi, Atm è la mia seconda casa».
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