Intervento da record per il "cuore matto" di un bambino di appena 80 giorni. Il cuore di Andrei correva al ritmo di oltre 250 battiti al minuto, quando tre 'fili elettrici' che lo percorrevano gli provocavano dei cortocircuiti potenzialmente fatali. Colpa della sindrome di Wolff Parkinson White, una malattia congenita che lo ha costretto in terapia intensiva fin dal primo giorno di vita sotto lo sguardo impotente dei medici: «Inoperabile», dicevano in Macedonia dove il bimbo è nato. E invece, con un intervento salvavita al Policlinico San Donato, nell'hinterland di Milano, è diventato il più piccolo paziente al mondo con 3 vie accessorie atrioventricolari a essere sottoposto ad ablazione cardiaca.
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L'ablazione è una procedura che sfrutta la capacità delle sonde di produrre onde elettromagnetiche che distruggono il tessuto patologico nel cuore.
A Skopje i medici in ospedale avevano diagnosticato la patologia ma non erano in grado di eseguire l'operazione. Per questo i genitori del piccolo, Sara e Maiko, hanno contattato diversi centri europei che non hanno ritenuto ci fossero le condizioni per eseguire l'intervento ad alto rischio. Solitamente a Sindrome di Wolff Parkinson White viene trattata con cure farmacologiche e i pazienti vengono operati intorno ai 16 anni. Ma Andrei non poteva aspettare. Il professor Pappone ha deciso di intervenire e «nonostante le difficoltà economiche - spiegano dal Policlinico San Donato - e le resistenze della clinica di Skopje, i genitori di Andrei sono riusciti, grazie a un fondo governativo macedone che ha finanziato il loro viaggio, a trasferire il bambino in Italia con un aereo militare. L'Irccs Policlinico San Donato ha messo disposizione un'ambulanza per il trasporto dall'aeroporto all'ospedale».
Per l'intervento, l'équipe medica del professor Pappone è ricorsa all'utilizzo di sondini di piccolissime dimensioni adatte al neonato. Sfruttando la circolazione arteriosa e venosa, le 3 vie accessorie atrioventricolari sono state prima mappate e poi ablate. «Al di là della buona riuscita dell'operazione e del suo indiscutibile contribito scientifico - ha spiegato il professor Pappone -, ciò che conta davvero per noi è l'aver salvato la vita del piccolo Andrei e aver ridato fiducia e speranza ai suoi genitori, di cui ammiro profondamente la tenacia e la volontà di non arrendersi». «Sono questi i momenti - ha concluso - in cui un medico scopre di essere importante e utile».
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