Simona Romanò Molti artigiani hanno già alzato bandiera bianca. Altri rischiano di farlo nei prossimi mesi. Sono oltre duemila le attività, fra piccole imprese e botteghe di vicinato, che a Milano e nel Milanese hanno abbassato per sempre la saracinesca, colpiti dalla crisi da Covid. E i superstiti - complice il caro-bollette peggiorato dal conflitto in Ucraina - sono costretti a “un’economia da guerra”, con le luci delle vetrine spente per risparmiare. Nessuna categoria è risparmiata, infatti, perfino gli imprenditori immigrati sono in ritirata, dopo un decennio di crescita ininterrotta. È la fotografia scattata dall’Unione artigiani di Milano con il suo segretario generale Marco Accornero, anche membro di giunta della Camera di Commercio Milano- Monza-Brianza-Lodi, che lancia l’allarme: «Un altro 9, 10% di artigiani prevede di chiudere e nei quartieri si vedrà, sempre di più, una progressiva carenza di servizi, perché ogni chiusura è un servizio in meno e un presidio in meno sul territorio». Addio all’elettricista per i piccoli acquisti, come una lampadina. Addio alla sarta o al riparatore di bici.
SOS CHIUSURE Per il centro studi dell’Unione Artigiani, tra Milano e hinterland, hanno cessato di esistere 2.482 insegne: nel 2021 erano 88.549 contro le 91.031 aperte del 2020. Boom di chiusure a Milano città: dal 2020 al 2021 le imprese artigiane segnano un calo del 3,36%, con 899 in meno. La grande fuga si registra nel centro storico per gli affitti alle stelle: 1.668 vetrine all’appello nel 2021 contro le 1.704 del 2020. I settori che più reggono sono l’edilizia (6.537 imprese) e la cura della persona (2.706).
SCENARIO MILANO «La pandemia, oltre a mettere in ginocchio le piccole imprese, ha disincentivato nuove aperture, per esempio anche da parte degli immigrati», ammette Accornero. «È mancato il turnover fisiologico, anche perché i giovani non sono attratti dall’artigianato e così vanno a morire alcuni mestieri, che invece potrebbero garantire un futuro alle nuove generazioni». Le botteghe milanesi «resistono nelle vie periferiche, oppure nei mercati coperti dove si supportano a vicenda e migliorano la qualità della vita degli abitanti del quartiere, soprattutto degli anziani».
AUSTERITY Gli artigiani ora fanno i conti con il caro-bollette e il caro-materie prime. Temono di non reggere la stangata: «Stanno prendendo provvedimenti da economia da guerra: chi può rinuncia al riscaldamento e lavora imbacuccato, oppure spegne di notte l’insegna o razionalizza l’uso degli impianti», chiosa Accornero.
Leggi l'articolo completo suLeggo.it