«Sono qui non per paura di essere condannato, ma perché la verità è quello che ho sempre raccontato. Per anni sono sceso per strada con la certezza che qualche giornalista mi sbarrasse la strada, mi pedinasse o bloccasse la portiera dell'auto per non farmi partire e forzatamente cercasse di estorcere un'intervista, come ormai avveniva abitualmente». «Ma questo non era niente - ha aggiunto Federico Ciontoli - rispetto al fatto che per tre interminabili anni sono uscito ogni giorno da casa per andare a lavorare e ho camminato perseguitato dall'immagine di qualcuno che potesse venire e spararmi alla testa spinto da quello che si diceva su di me in televisione». «Non che questo non possa avvenire oggi, o che io non lo pensi più oggi, ma oggi ho paura, ho più paura perché ho raggiunto una certezza che rimarrebbe anche se io non esistessi più. Anche se quello che veniamo a sapere, che vediamo, che sentiamo spesso non è la verità, ma una costruzione di fronte alla verità ogni costruzione crolla», ha concluso.
«Ci aspettiamo giustizia e verità per Marco», lo ha detto Marina Conte arrivando, assieme al marito Valerio, in Corte d'Appello a Roma dove è iniziato oggi il procedimento bis di secondo grado per l'omicidio di Marco Vannini, ucciso il 17 maggio 2015 dallo sparo della pistola di Antonio Ciontoli, padre della sua ragazza, mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli.
Quella di Federico Ciontoli in aula «è stata una dichiarazione vergognosa, nemmeno una parola per Marco». Così Marina Conte, la mamma di Marco Vannini (nella foto sopra col marito Valerio Vannini), dopo la dichiarazione spontanea di Federico, figlio di Antonio Ciontoli, nel corso del processo d'Appello Bis per la morte del ventenne ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano. «Ancora - ha sottolineato la donna - non riescono a capire che è morto un ragazzo di 20 anni. Continuano a girare il coltello nella ferita».
Il 7 febbraio scorso la Corte di Cassazione hanno accolto la richiesta delle parti civili e del sostituto procuratore generale disponendo un nuovo processo per il riconoscimento dell'omicidio volontario con dolo eventuale per la morte del 20enne.
Nel gennaio del 2019, il primo processo d'Appello, si era concluso con la riduzione da 14 a 5 anni di reclusione Ciontoli nei confronti dei quali l'accusa era stata riqualificata da omicidio volontario a colposo.
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