È vero che non bisogna mischiare le pere con le mele e che la legge italiana è più complessa di queste semplificazioni, ma a livello educativo quanto è complicato dover spiegare ad un figlio che nel nostro Paese il suo compagno, di classe, di basket e di catechismo Pablo, pur essendo nato in Italia da genitori peruviani, anche se lo desidera più di ogni altra cosa, potrà diventare italiano solo a 18 anni, mentre per un calciatore che lo fa solo per lo stipendio basta un dubbio esame?
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