Bende e gambe amputate, ecco la catacomba Azovstal

Bende e gambe amputate, ecco la catacomba Azovstal

Un ospedale come sono quelli partoriti dagli incubi. Interventi chirurgici fatti con strumenti di fortuna, nel semibuio. Brande miserabili, stracci per lenzuola. E i pazienti: buttati ovunque, uno sull’altro, brandelli di divise addosso, bende imbevute di sangue. Braccia mancanti, gambe amputate. Ferite da schegge e da proiettili. Sulle foto diffuse sui social dai consiglieri comunali di Mariupol c’è una sola didascalia: «Ecco come appare l’ospedale di Azovstal». Immagini scattate con il flash, il buio che si squarcia all’improvviso rivelando un’umanità sfregiata dalla guerra. Sono i feriti di quel che resta dei marines della 36ª brigata Bilinsky, rintanati nei meandri dell’acciaieria mentre l’artiglieria russa spianava la città martire.

Benvenuti nelle catacombe della Azovstal. Il copyright è di Putin: «Non vale la pena rischiare vite russe in quelle catacombe». E allora ci pensano i ceceni, a martellare quella fortezza siderurgica ritenuta inespugnabile con bombe anti bunker. Le tane dei marines ucraini tremano e crollano. Con loro si nascondono anche intere famiglie. Duemila persone, donne, bambini, anziani, molti feriti. L’ultimo disperato appello dei consiglieri comunali che hanno diffuso le foto: «I civili sono in condizioni antigieniche, terribili. Senza farmaci. La situazione è catastrofica, mancano acqua potabile e cibo. Queste persone devono essere salvate. Immediatamente».

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