Nuovi elementi si aggiungono alla vicenda della morte della piccola Diana, la figlia di Alessia Pifferi, oggi in carcere. «A gennaio 2021 Diana è nata prematuramente in casa mia e la piccolina è stata ricoverata per circa due mesi all'ospedale di Bergamo», la testimonianza del compagno della donna. L'uomo, interrogato dal gip, ha ribadito di non essere a conoscenza della gravidanza, anche se «durante la convivenza ne aveva avuto il sospetto a causa dell'assenza del ciclo e della pancia che aumentava».
Sul rapporto con Alessia Pifferi, ha spiegato di averla conosciuta «tramite un sito di incontri circa due anni fa» e di aver instaurato una «relazione vera e propria, tra alti e bassi, a partire da agosto 2020», così come raccontato a "Zona Bianca", su Rete 4.
I viaggi a Leffe senza la bambina
Secondo la testimonianza dell'uomo, i due avrebbero ripreso a frequentarsi nel gennaio scorso, ma quando Alessia andava a trovarlo a Leffe (Bergamo), non portava mai con sé la bambina, ma «mi diceva che rimaneva con la sorella o la baby-sitter», le sue parole. «Alessia è venuta da me giovedì 14 luglio, mi ha detto che sarebbe andata via lunedì e che la bambina era insieme alla sorella che l'aveva portata al mare», aggiunge il compagno della donna nell'interrogatorio.
La morte di Diana
«Mi ha chiamato Alessia, un paio di ore dopo aver lasciato casa mia, e mi ha detto che la bambina era morta e che qualcuno era entrato in casa. Poi mi ha passato la sua vicina di casa che mi ha confermato che era tutto vero», conclude l'uomo durante l'interrogatorio. Dove averlo sentito, il gip ha confermato il fermo per Alessia Pifferi e la custodia cautelare in carcere, perché ritiene che la 37enne sia una persona pericolosa e che sussista il pericolo di reiterazione del reato.
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