Cuneo, Anna, 35 anni, è guarita dal coronavirus. «È stato angosciante il ricovero, attaccata all'ossigeno»

Cuneo: Anna, 35 anni, è guarita dal coronavirus. «È stato angosciante il ricovero, attaccata all'ossigeno»
Cuneo, Anna, 35 anni, è guarita dal coronavirus«È stato angosciante il ricovero, attaccata all'ossigeno». Come riporta il sito La Stampa, Anna Giraudo, educatrice 35enne di Centallo (Cuneo), ha vinto la sua battaglia contro il Covid-19. 


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La donna, mamma di un bimbo di 8 anni, ha raccontato il suo calvario. «Ho pianto due volte. La prima quando mi hanno portato via con l’ambulanza da casa e ho visto la faccia che ha fatto mio figlio. La seconda oggi, quando finalmente ho potuto riabbracciarlo». Anna ha ancora un po' di tosse, ma sta bene. La donna è stata ricoverata all’ospedale Carle di Cuneo il 16 marzo, nel reparto di Medicina Interna.

«Tutto è iniziato una settimana prima e sinceramente non so come abbia fatto ad ammalarmi, ero sempre rimasta a Centallo. Ma avevo la febbre da una settimana, attacchi di vomito e dissenteria. Il dottore diceva che era influenza, visto che non avevo avuto contatti con nessuno delle zone infette in Lombardia». Poi le sue condizioni sono peggiorate. «Non mangiavo più, faticavo a respirare, così abbiamo chiamato il 118, è arrivata l’ambulanza, mi hanno portata al pronto soccorso e la mattina dopo, il tampone ha chiarito che ero positiva al Covid-19». Immediato il trasferimento all’ospedale Carle di Confreria. Mentre il marito Francesco Gatt, 36 anni, e il figlio di 8 anni sono rimasti a casa in isolamento fiduciario volontario. 

«Il ricovero è stato angosciante - continua Anna -. Avevo due compagne di stanza, eravamo tutte collegate all’ossigeno, mentre un signore poco distante aveva un casco respiratore. Non si poteva uscire, sempre inchiodate al letto. In quei momenti, ti chiedi tante cose e inizi a pensare anche al peggio. Non hai neanche voglia di parlare. Per fortuna avevo il cellulare per distrarmi un po’, parlare con i miei familiari e c’erano quegli angeli di infermiere, che cercavano di tirarci su il morale. Non sapevamo quello che ci somministravano. Credo antivirali, ma anche un antimalarico, comunque farmaci molto potenti, perché ogni tanto sanguinavo dal naso e vomitavo». 


Poi la svolta. Il 24 marzo il secondo tampone negativo e le dimissioni. «Quando sono uscita, tutto il personale medico e gli infermieri sono venuti a salutarmi, è stato commovente. Ho ancora un po’ di tosse, ma sto bene e ringrazio tutti, perché sono stati fantastici e continuano a esserlo con le altre persone che hanno bisogno e sono state meno fortunate di me. Questa esperienza mi ha insegnato che nella vita, bisogna assaporare ogni più piccolo momento e l’importante è stare insieme alle persone che ami». Leggi l'articolo completo su
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