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Il dibattito ha avuto luogo durante l'ultima puntata di 'Mezz'ora in più' su RaiTre. Andrea Crisanti, il consulente che ha permesso a Luca Zaia di gestire in maniera efficace l'emergenza in Veneto, si è detto piuttosto scettico sulle misure adottate in vista della fase 2: «La macchina si è messa in moto senza una valutazione del rischio. Questo è il vero problema. C'è stata una apertura a tentoni. Il Piemonte e la Lombardia sono diverse dalla Calabria e dalla Sardegna. Mi preoccupa che il Governo non ha nessun elemento a priori per calcolare il rischio e se il motto è 'vediamo che succede', sono preoccupato che non ci siano strumenti per analizzare e abbassare questo rischio».
«Io avrei cercato di capire quanti sono i casi Regione per Regione, acendo emergere l'iceberg dei casi sommersi, ovvero le persone che non riescono ad avere una diagnosi e che rimangono a casa.
Ospite della trasmissione anche Giovanni Rezza, che ha replicato a stretto giro a Crisanti. Il direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità ha spiegato la strategia che verrà messa in moto nella fase 2: «È vero che non conosciamo tutti i casi sommersi e che possiamo solo fare stime con modelli matematici Per questo però è stato pianificato uno studio di sieroprevalenza nazionale, per capire quante sono le persone che si sono infettate fino ad oggi. Quindi valutare il rapporto tra persone sintomatiche e persone infette. Stimiamo che il nostro sistema di sorveglianza sia in grado di catturare il 5-10% del totale delle infezioni, ma è chiaro che in alcune regione e aree del Paese il problema è molto maggiore».
Giovanni Rezza ha poi aggiunto: «Questo è un virus che proseguirà a circolare nella popolazione finché non avremo il vaccino. Per cui dovremmo stare sempre molto cauti. Cerchiamo di evitare contraddizioni tanto per farlo, ma collaboriamo per capire come fare a ridurre la velocità di circolazione di questo virus. E su questo sono completamente d'accordo con Crisanti, dobbiamo essere pronti e capaci di reagire sul territorio». Oltre a Crisanti e Rezza, in trasmissione c'era anche Massimo Galli, primario di malattie infettive al Sacco di Milano. I tre virologi sono concordi su un aspetto: «Non ci sono evidenze degli effetti positivi del caldo sul virus». Giovanni Rezza, tuttavia, si dice ottimista in vista dell'estate: «I virus respiratori diminuiscono la loro incidenza e il loro impatto durante la stagione estiva perché naturalmente succede quello che ora stiamo causando in maniera invece artificiale, ovvero il distanziamento sociale. D'estate non si va più al cinema, a teatro, a scuola, chiudono gli uffici e si vive più all'aria aperta». Leggi l'articolo completo su
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