Così gli agenti della polizia locale di Roma capitale, grazie a due vigili esperti informatici e alla collaborazione col colosso americano, hanno potuto evidenziare anche tutti i potenziali pericoli che avrebbero potuto verificarsi durante il blitz. Un'offensiva che con seicento uomini ha permesso l'abbattimento di otto ville abusive e l'allontanamento di pericolosi membri del clan Casamonica che da un trentennio avevano occupato una delle zone archeologiche della capitale deturpate da ville faraoniche divenute centrali di spaccio di cocaina. Mentre le ruspe abbattono gli ultimi muri dei villini, nel fragoroso rumore dei calcinacci che cadono gli specialisti informatici del comando della municipale, continuano ad analizzare ogni millimetro quadrato delle foto per scovare altri possibili nascondigli di droga, armi e denaro contante.
Il tesoretto della famiglia nomade più temuta d'Italia, che secondo le stime della direzione distrettuale antimafia contava già nel 2012 un patrimonio illecito di diversi milioni nella sola zona di Roma sud. La particolare abilità dei tecnici di Google che hanno utilizzato anche i trekker (zaini che hanno incorporata la torretta per scattare le foto sferiche e la cui portabilità permette di raggiungere anche luoghi inaccessibili alle automobili), è passata inosservata alle vedette durante i rilievi nella parte del fortino che affacciava sul parco degli Acquedotti, considerata dagli investigatori la via utilizzata dai sodali del clan per l'approvvigionamento della cocaina. Le cose non andarono altrettanto bene a Secondigliano ed a Casal di Principe in Campania.
Un operatore di Google street view, impegnato in un'analoga operazione di mappatura del territorio in una zona di spaccio a cielo aperto regno incontrastato della camorra napoletana, venne allontanato da alcune vedette che non volevano che venissero scattate fotografie nel dedalo di strade dove veniva spacciata la droga.
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